Tre membri di una famiglia allargata afghana ricominciano la loro vita in Iran come rifugiati, ignari di dover affrontare una lotta decennale per tornare a « casa ». L’ho visto al Sundance Film Festival del 2024. Raccontato in tre storie, « Nella terra dei fratelli » riesce a catturare l’essenza, le complicazioni e gli scenari strazianti di conflitti politici, relazioni, cultura e la durezza della realtà. I registi sono riusciti a catturare i temi, il tono e la scrittura per ciascuna delle tre storie con buone emozioni, personaggi interessanti e momenti che sembravano tesi e deprimenti senza sembrare sdolcinati ed esagerati. Ciascuno dei personaggi e la scrittura sono gestiti con maturità e tutte le performance dei membri del cast sono buone. Hanno davvero fatto emergere le emozioni tra i personaggi e il nucleo del messaggio e dello scopo del film. Il lavoro di ripresa, le scenografie e la colonna sonora sono bellissimi. Ci sono stati momenti toccanti e mi sono sentito triste nel guardarlo. Personalmente, la prima e la terza storia restano le più impattanti. Mentre la seconda ha qualche difetto nel ritmo, è comunque buona. Nel complesso, il film si sforza di essere un altro buon film iraniano.